Sensi non ho; né Senso. Non ho Limite.
MONTALE
l’Occhio recide. e decide. scava nell’aria un’inquieta Purità d’Ogive, di Crisalidi convesse, ritmate Estinzioni di Luce – poi segna un nuovo, intransitabile Orizzonte sull’Arco secco di Pupilla.
l’Immagine non è nello Spazio, piuttosto esso s’apre in una Simmetria già generata (pre-vista), stretta e marcatamente intenzionale che interroga il suo Confine scaturendolo da Linee di Materia. ma è un’Occhio senza Idoli – impone Parole a un Mondo muto – non chiede nulla perché non concede nulla, perché ogni Dissidenza formale vanifica l’Ansia demiurgica che invoca l’Atto puro, lo Specchio rarefatto che si unifica al suo interno liberando l’unica Arte possibile.
vorremmo definire questa Fotografia et classica – non abbandona infatti la Fascinazione sottile della Citazione tràdita; non ha mai smesso di guardarsi indietro (e sa farlo senza pudore e col pregio della più incantata Irriverenza) – et, al contempo, sempre in fieri e rinnovantesi: anche la vitrea Alchimia dei Contorni, limpidissimi, sa disfarsi per nutrire la loro aptica Contaminazione: perseguitano l’osservatore irrinunciabili Sovrapposizioni, sia semantiche che timbriche. quest’ultime generano Ombre tattili, infieriscono al Bianconero un insolito Spessore di Presenza, un’Epidermide sensibile. un Patire microcosmico ed intensamente cosale.
eppure non si scade mai nei «Simbolismi» più scontati – nessun «Intellettualismo» di maniera, né dichiarato, né irrisolto. parlano i Facta, i nudi Fatti, spopolati e delicatamente scultorei, i Diagrammi delle cose che non sono più nostre, se – retrospettivamente – lo erano mai state; lo Scatto, poi, ha già perdonato Tutto (Tutti?): l’Uomo che vi compare è pieno eppure scarnificato, sconta il suo Paradosso nell’Attimo del Sacrificio ottico, quando un impercettibile gesto lo ferma, e il Mondo muore per sempre. l’Uomo è divenuto Forma, Simulacro irreversibile la cui Identità è solamente spaziale; ora è più e meno oggettivo dell’Oggettività che lo contorna, che lo ha situato. a quell’Uomo, alla sua Voglia spettrale di essere-Cosa, non osiamo più chiedere nulla. il Senso è morto nel Fatto. lo Scatto decide. – e recide –. lo Scatto è la Nevrosi dell’Occhio, la sua Deantropomorfizzazione inorganiaca, la sua Macchina, la sua Protesi rituale.
lo Scatto decide. e recide. senza approsimazioni.
lo Scatto è l’Occhio. ancora, l’unica Arte possibile.